Il Mare Dentro: Luoghi Fisici e Spirituali
Un approfondimento poetico-filosofico sul mare come simbolo di libertà, mistero e introspezione.
Di Leo Mila – Luglio 2025
C’è qualcosa nel mare che ci parla senza parole. Non urla, non impone, non si attesta a verità assoluta. Semplicemente c’è — vasto, antico, immutabile nella sua mutevolezza. E ogni volta che lo guardiamo, che lo tocchiamo, che lo attraversiamo, sentiamo di incontrare qualcosa di noi stessi , qualcosa di profondo e insondabile.
Come scriveva Eugenio Montale :
“Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / il nostro amore…” Così è il mare: non pretende di spiegarsi, ma si offre nell’immediatezza del suo essere.
Il Mare Come Simbolo: Libertà, Mistero e Introspezione
Nella storia del pensiero umano, il mare è stato spesso associato alla libertà . Quella libertà selvaggia e incontrollata che non si lascia imprigionare in confini o mappe. I marinai del passato lo cercavano per sfuggire al peso delle terre ferme, dei poteri, delle regole. Oggi, chi cerca il mare cerca ancora qualcosa di simile: l’assenza di vincoli , la possibilità di sparire e ricomparire, di andare incontro all’ignoto.
Ecco perché Pablo Neruda , premio Nobel e innamorato del mare cileno, lo descrive così:
“Io ho visto il mare, quel grande cuore palpitante.” Un cuore che batte libero, fuori da schemi e controllo.
Ma il mare è anche mistero . La superficie è solo apparenza. Sotto, si cela un mondo che non conosciamo davvero, abitato da creature sconosciute, da correnti imprevedibili, da segreti sepolti. Così come dentro di noi: ogni essere umano è un oceano di pensieri, emozioni, paure, desideri sommersi. E ogni tanto, affiora qualcosa che ci stupisce, ci spaventa, ci riconcilia con noi stessi.
Ed è forse Umberto Saba , nella sua Trieste , a cogliere questa doppia natura del mare:
“O cara, dolce e feroce città marina, / tu sei il mio primo e ultimo amore.” Dolcezza e ferocia: il mare non è mai solo una cosa.
E infine, il mare è introspezione . Chiunque abbia camminato lungo una spiaggia al tramonto sa cosa vuol dire sentirsi piccoli, leggeri, liberi. Non per fuga, ma per consapevolezza : di fronte all’immensità, i problemi sembrano ridursi, i pensieri diventano meno rumorosi. E si ritrova quel silenzio necessario per ascoltarsi.
Come dice Fernando Pessoa , poeta portoghese che ha sempre visto nel mare una via d’accesso all’anima:
“Chi guarda il mare lava una parte dell’anima.” E forse, proprio in quelle acque, troviamo il modo di tornare a noi.
Il Mare Nella Letteratura e Nella Filosofia
La tradizione letteraria e filosofica è piena di voci che hanno visto nel mare una metafora esistenziale.
In Moby Dick , Herman Melville dipinge il mare come un campo di battaglia interiore, dove l’uomo si misura con le proprie ossessioni. Per Camus, nel Mitico di Sisifo , il mare è parte di quel paesaggio mediterraneo che gli permette di parlare di assurdo e bellezza. E in molti testi orientali, il mare è l’immagine della mente non agitata , calma e limpida come una superficie immobile.
Anche la psicologia moderna ha spesso utilizzato il mare come strumento di cura: terapie basate su immersioni marine, soggiorni in ambienti marittimi, camminate in riva al mare. Perché il mare non guarisce, ma accompagna . Offre pace senza promettere felicità. Aiuta a respirare.
Il Mare Che Viviamo Oggi: Tra Bellezza e Fragilità
Oggi però il mare sta cambiando. O forse siamo noi a cambiarlo. Plastica, inquinamento, riscaldamento globale, cementificazione delle coste: il mare che amiamo è minacciato, e con lui, il nostro bisogno di pace, di rifugio, di senso.
Forse è arrivato il momento di chiederci: se il mare dentro di noi sta morendo, possiamo ancora salvarlo?
E se sì, come?
Guardare il Mare, Ascoltare Se Stessi
Allora, cari lettori, provateci. Quest’estate, quando sarete vicino al mare — che sia reale o immaginario — fate una cosa semplice: guardatelo. Senza fretta. Senza schermo. Senza dover postare niente.
Ascoltate il rumore delle onde. Sentite l’odore del sale. Lasciatevi prendere da quel senso di vuoto e pienezza insieme.
E magari, tra un respiro e l’altro, scoprirete qualcosa che avevate perso. Qualcosa che non era mai sparito: era solo in attesa di essere ritrovato.
Il mare dentro.
Quello che nessuno potrà mai prosciugare, se solo decidiamo di custodirlo.